lunedì 29 dicembre 2008

T. Friedman ad Hong Kong (if it's green, it's boring!)

Penso di aver esagerato con la pausa natalizia. Nonostante lo sfasamento temporale e spaziale tra quello scrivo e dove mi trovo, vado avanti lo stesso.
Quando mi trasferii ad Hong Kong decisi subito che il South China Mornig Post non faceva per me. Stranamente, credo di avere anche una buona giustificazione per questo scetticismo: spaccia costantemente la situazione di continuita' politica cinese per vento di cambiamento. 
Meglio darsi al piu' asettico e internazionale International Herald Tribune. E' cosi' che e' sbocciato il mio amore per il colonnista T. Fridman, consacrato dalla sua mitica battuta su quello che identifica come "global weirding" piu' che "global warming".
Anche S. e' super eccitato all'idea di andare ad assistere alla presetazione del suo libro "Hot, Flat and Crowed". S. e' il mio amico friulano,  genialoide, recentemente convertitosi all'amore orientale under venticinque, super manager della multinazionale che avrei voluto denunciare fin da quando ho scoperto di essere diabetica, quella del "..che mondo sarebbe senza nutella" (bastardi!). In seguito mi riferiro' a lui come la risorsa perche' e' uffficialmente l'unico italiano ad Hong Kong che parli un inglese perfetto.
Indosso la spilla presa a Pechino al 798 Road con tanto di rappresentazione della rivoluzione culturale. La metafora e' chiara: ho la rivoluzione (una qualunque) nel cuore. Oppure, visto che sono vestita di nero, si tratta del funerale del mio spirito rivoluzionario? Il trigesimo, forse. Che cosa ne penserebbe un liberal americano (amesso che la noti quando mi mettero in fila per chiedere di autografare la mia copia del libro)? Non lo so. Ma meglio non scoprirlo. Metto su una giacca che la nasconda.
La cerimonia (la chiamerei cosi' considerate le tavole imbandite a nozze, e grazie 500 HKD!) ha inizio. Si mangia: mi alzo, mi buco e torno, ma con eleganza. Salmone e cinovegetali.  La risorsa ha gia' puntato due pokaontas al maschile bellissimi. Ma come fa? Forse sono io che ho le antenne calate e stipate in garage.
Il nanetto Friedman sale sul palco. La giacca non c'e' piu' e si allarga la cravatta. Gli americani hanno l'ossessione del comfort, devono stare comodi. Comincia la presentazione con un inconfondibile stile yankee che ormai non mi procura piu' allergia (come pure non mi da' piu' fastidio fare la gincana sui marciapiedi casertani per evitare escrementi di cane e altro), battutine sulla moglie, finto balbettio (Wwwwhhhhaaattt? ccccccooonsssservatism???), un accenno alle sue scarse capacita' sessuali e l'immancabile autodichiarazione di fedelta' al capitalismo. E poi il cuore del messaggio: per attuare la rivoluzione ambientale (the green revolution) gli americani (principali responsabili in termini di colpa e di dovere risolutivo) devono chiedere aiuto al mostro: lo Stato. Vi assicuro che questo in America significa ancora osare. Continua con la disamina dei potenziali interventi sui prezzi e sulla tassazione dell'oro nero, i riferimenti ad Al Gore, la fiducia in Obama, la critica allo sfrenato consumismo americano e alla disastrosa amministrazione Bush (come ti capisco caro, passi tutta la vita a convincerti che siamo tutti uguali e poi ti ritrovi a desiderare di essere rappresentato da qualcuno che sia migliore di te), la coscienza del fatto che if it's green, it's boring (se si tratta di verde, e' noioso) e il desiderio di essere la cina per un giorno per poter attuare un massiccio intervento statale dall'alto. Qui i cinesi devono essersi sentiti super orgogliosi (erano gia' gasati dalla scelta di Obama del fisico Steven Chu, figlio di immigrati cinesi, come segretario per l'energia).
A discorso terminato mi avvicino al mio protagonista per chiedergli il famoso autografo: vorrei gridargli "Anche io sono una keynesiana doc (dando per scontato che lui si definisca tale) e ancora ricordargli quello ce diceva il vecchio: "Nel lungo periodo il mercato  si aggiusta autonomamente (cioe' senza interventi di politica economica statale). Ma nel lungo periodo saremo tutti morti!".
Invece che faccio?
Nonostante gli si illumino gli occhi quando la risorsa si presenta specificando la nostra nazionalita' (hey babe, sei l'unico a cui gli italiani all'estero fanno ancora effetto!), non riesco ad aggiungere altro. La mia coscienza e' troppo sporca e non solo perche' vengo da garbage city, ma anche perche' faccio un casino nel differenziare aghi, striscette reattive, flaconcini vari........

martedì 16 dicembre 2008

Il nemico ti ascolta, ascolta il nemico!

Conoscere e identificare i nostri nemici e' un dovere imprescindibile. Pensate a quanto sangue (dolce e amaro), a quanti soldi e scarpe in faccia avrebbe scongiurato Bush se avesse avuto le idee piu' chiare sui suoi reali nemici.

sabato 13 dicembre 2008

Stato di indipendenza apparente.

Perche' a noi ci piace non sentirci potenziali cavie.

venerdì 12 dicembre 2008

Shenzhen senz' amor.

Ancora una camera d'albergo che vende confezioni di preservativi nel bagno. 

N. si sentira' in colpa? Si. Nonostante la camera non sia stata prenotata da lui bensi' dal suo braccio destro cinese, la cheap, tirchia J. (giustificatissima, considerato il passato contadino della sua famiglia, la precaria previdenza sociale, gli shocks cui l'economia del suo paese e' sottoposta, per non parlare dei bailout, i chill out, etc. etc). Ha il diritto (per favore non chiamatelo dovere, si offenderebbe) di essere una risparmiatrice doc. Per lei e per il suo boss. 
Fortunatamente, N. non riesce a rimuovere il senso di protezione nei miei confronti, ne' quello di colpa. E se c'e' colpa ci deve essere punizione, se no non c'e' espiazione. Mi portera' alla famosa Queen Spa, kilometrico orgoglio shenzeniano.

La prima volta che ho sentito parlare di Shenzhen e' stato durante un corso di economia, come esempio di zone economiche speciali concesse dal governo cinese. Il pensiero del passaggio dal libro, dalla lezione alla realta' non mi da' piu' i brividi. Al di la' delle implicazioni economiche e sociali del "capitalismo di partito", mi soffermerei su una breve descrizione paesaggistica di questa citta' di confine in cui ci fermiamo quando siamo stanchi di affrontare il viaggio in treno per tornare ad Hong Kong.
Anzi per farla piu' breve mi limiterei ad una breve descrizione paesaggistica della passeggiata (scusate, ma sono letterariamente troppo immatura per rinunciare ai giochi di parole e alle figure retoriche!).

Lasciamo la camera per raggiungere l'ascensore che puzza di fumo. Nel corridoio rutti cinesi sfidano e vincono lo spessore delle porte delle camere per raggiungere il mio orecchio. Si tratta di un tipico arrivederci, sono diventata brava nelle interpretazioni. Piu' avanti qualche raschio che per fortuna mi raggiunge solo sonoricamente.
 Per la strada non mi infastidisce l'inquinamento atmosferico che si azzecca addosso, che inceppa il cervello peggio delle ipoglicemie, neanche quello acustico che riesco a tollerare se penso che tutte quelle trapanate, trivellate, costruzioni, abbattimenti sono anche frutto di una spesa pubblica elevata che genera lavoro. Per me l'insormontabile e' l'inquinamento olfattivo: miasmi nauseabondi generati da orina (opps, c'e' uno che la sta facendo sotto il porticato), brodo di galline, pesce essiccati e fragranze chimiche non identificate. Mi ritrovo vittima e carnefice.

Arriviamo alla Spa. Fiumi di cinesi che mangiano, giocano a carte, mahjong, esibiscono piedi tozzi prima del trattamento. 
 Una dolce signorina mi accoglie (pensiero quanto sara' carina quella capitata a N.?). Scelgo l'Aromatherapy. Scimmiotto in cinese che non vorrei fare la sauna. Non la convinco. Infatti chiama l'interprete inglese...e che cavolo eppure credevo. Mi piacerebbe comunicare con questa gente, il mandarino e' piu' dolce del limoncello. Poi idromassaggio con rose profumate che ho voluto immaginare provenire direttamente dal giardino di B. Inizia il massaggio e mi accorgo che sono brava a rilassarmi.
D-O  Y-O-U   N-E-E-D  T-H-E   M-A-S-K?
Certo, ma pensavo alla mascherina per coprirmi gli occhi e coccarmi. E invece cucchiate di yougurt acido raffreddano il mio viso. Intendeva un trattamento al viso.
Quella pelle me l'ha scrutata, eliminata e rigenerata. Ora solo liscia.

Ma qualcosa del genere per il pancreas e le staminali, no eh?



mercoledì 10 dicembre 2008

(Non) muoio di fame.

Brutale tentativo di stoppare l'autocommiserazione tipica dei diabetici.

giovedì 4 dicembre 2008

Perche' scrivo un BLOG


In qualita’ di promotrice della domanda e di unica interessata alla risposta, direi che questo blog nasce a seguito di un paio di rilevazioni statistiche: il numero di diabetici in Italia si aggira intorno ai tre milioni, quello dei grafomani e' in netta crescita .

Qui troverete la definizione etimologica di diabete la quale mi spinge ad identificare la malattia come la negazione della SPA (salus per aquam). Ecco cosa e’: una non SPA (nel senso che la salute “passa” , cioe’ “se ne va” attraverso l’acqua).

Il chiariemento del concetto di grafomania e’ sintetizzato, invece, da M. Kundera: “La donna che ogni giorno scrive all’amante quattro lettere non e’ una grafomane, e’ una donna innamorata. Ma un amico che fotocopia le sue lettere d’amore per poterle un giorno pubblicare e’ un grafomane. La grafomania non e’ il desiderio di scrivere lettere, diari, cronache di famiglia (cioe’ scrivere per se’ o per le persone piu’ vicine), ma di scrivere……avendo un pubblico di lettori sconosciuti……La grafomania diviene fatalmente un’epidemia di massa quando lo sviluppo di una societa’ produce tre condizioni fondamentali: 1. un alto livello di benessere generale che permette alla gente di dedicarsi alle attivita’ inutili; 2. un alto grado di atomizzazione della vita sociale e il conseguente generale isolamento degli individui; 3. una radicale mancanza di grandi cambiamenti nella vita interna della nazione.” Ritengo che Kundera sarebbe d'accordo con me con l’identificare gran parte dei numerosissimi blogger di internet come grafomani.

Tendenzialmente i diabetici credono che avendo gia’ passato un guaio (per gli amici non partenopei essendo gia’ stati provati da difficolta’) siano esonerati dal contagio di altre malattie (intendo al di la’ di quelle che sono una diretta conseguenza del diabete stesso). Cioe', amesso che ci sia un prezzo da pagare in dolore per assistere (o partecipare, dipende) allo spettacolo della vita, noi altri riteniamo di aver gia’ comprato il biglietto (anche a me le matafore danno fastidio, ma non riesco a resistere alla tentazione di inserirle qua e la’).
E’ per questo che mi considero immune dalla sindrome del grafomane, proprio perche’ sono gia’ diabetica. Non cerco popolarita’ (non l’ho mai cercata, neanche nella fase dell’adolescenza quando e’ generalmente molto ambita e non l’ho mai avuta perche’ troppo poco carina per aderire al gruppo delle TOP FIGHE liceali e troppo buonista, poco cinica, poco rivoluzionaria e femminista e col padre ferroviere per essere carismatica…opps dimenticavo diabetica, troppo diabetica!). Cosi’ anche il cliche' del riferimento all’infanzia/adolescenza proprio di ogni principiante blogger che si rispetti e’ andato.

Cerco, invece, simpatia. Il mio compito (piacere) sara’ di raccontarvi le mie esperienze e la mia vita da diabetica mediana, il vostro di non farmi arrabbiare: e’ scientificamente testato che l’incazzatura fa aumentare la glicemia!

La struttura del blog sara’ alquanto semplice e copiata da Cortazar. Ogni post potra’ appartenere alla categoria da questa parte (se si tratta di argomenti quail il diabete o altri ugualmente intimi....non preoccupatevi tentero’ di non essere troppo languida come direbbe A.) , dall’altra parte (vi rientreranno fatti e misfatti di vita quotidiana delle citta’ in cui vivo) oppure da altre parti (nefandezze umane varie, sociali, poltiche forse con un po’ di sforzo anche storiche ed economiche).

C’e’ sempre un buon motivo per resistere (e non solo al diabete anche ai politici che fanno cucu’ e ai rutti dei cinesi).

GRADISCA! (ehe ehe maledetti scettici vi aspettavate un inglesismo del tipo enjoy….)