venerdì 12 dicembre 2008

Shenzhen senz' amor.

Ancora una camera d'albergo che vende confezioni di preservativi nel bagno. 

N. si sentira' in colpa? Si. Nonostante la camera non sia stata prenotata da lui bensi' dal suo braccio destro cinese, la cheap, tirchia J. (giustificatissima, considerato il passato contadino della sua famiglia, la precaria previdenza sociale, gli shocks cui l'economia del suo paese e' sottoposta, per non parlare dei bailout, i chill out, etc. etc). Ha il diritto (per favore non chiamatelo dovere, si offenderebbe) di essere una risparmiatrice doc. Per lei e per il suo boss. 
Fortunatamente, N. non riesce a rimuovere il senso di protezione nei miei confronti, ne' quello di colpa. E se c'e' colpa ci deve essere punizione, se no non c'e' espiazione. Mi portera' alla famosa Queen Spa, kilometrico orgoglio shenzeniano.

La prima volta che ho sentito parlare di Shenzhen e' stato durante un corso di economia, come esempio di zone economiche speciali concesse dal governo cinese. Il pensiero del passaggio dal libro, dalla lezione alla realta' non mi da' piu' i brividi. Al di la' delle implicazioni economiche e sociali del "capitalismo di partito", mi soffermerei su una breve descrizione paesaggistica di questa citta' di confine in cui ci fermiamo quando siamo stanchi di affrontare il viaggio in treno per tornare ad Hong Kong.
Anzi per farla piu' breve mi limiterei ad una breve descrizione paesaggistica della passeggiata (scusate, ma sono letterariamente troppo immatura per rinunciare ai giochi di parole e alle figure retoriche!).

Lasciamo la camera per raggiungere l'ascensore che puzza di fumo. Nel corridoio rutti cinesi sfidano e vincono lo spessore delle porte delle camere per raggiungere il mio orecchio. Si tratta di un tipico arrivederci, sono diventata brava nelle interpretazioni. Piu' avanti qualche raschio che per fortuna mi raggiunge solo sonoricamente.
 Per la strada non mi infastidisce l'inquinamento atmosferico che si azzecca addosso, che inceppa il cervello peggio delle ipoglicemie, neanche quello acustico che riesco a tollerare se penso che tutte quelle trapanate, trivellate, costruzioni, abbattimenti sono anche frutto di una spesa pubblica elevata che genera lavoro. Per me l'insormontabile e' l'inquinamento olfattivo: miasmi nauseabondi generati da orina (opps, c'e' uno che la sta facendo sotto il porticato), brodo di galline, pesce essiccati e fragranze chimiche non identificate. Mi ritrovo vittima e carnefice.

Arriviamo alla Spa. Fiumi di cinesi che mangiano, giocano a carte, mahjong, esibiscono piedi tozzi prima del trattamento. 
 Una dolce signorina mi accoglie (pensiero quanto sara' carina quella capitata a N.?). Scelgo l'Aromatherapy. Scimmiotto in cinese che non vorrei fare la sauna. Non la convinco. Infatti chiama l'interprete inglese...e che cavolo eppure credevo. Mi piacerebbe comunicare con questa gente, il mandarino e' piu' dolce del limoncello. Poi idromassaggio con rose profumate che ho voluto immaginare provenire direttamente dal giardino di B. Inizia il massaggio e mi accorgo che sono brava a rilassarmi.
D-O  Y-O-U   N-E-E-D  T-H-E   M-A-S-K?
Certo, ma pensavo alla mascherina per coprirmi gli occhi e coccarmi. E invece cucchiate di yougurt acido raffreddano il mio viso. Intendeva un trattamento al viso.
Quella pelle me l'ha scrutata, eliminata e rigenerata. Ora solo liscia.

Ma qualcosa del genere per il pancreas e le staminali, no eh?



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